Negli ultimi anni si è assistito ad un significativo incremento demografico della popolazione anziana e proprio a causa di questa maggiore longevità sono aumentate le malattie neuro degenerative come la demenza.
Con il termine demenza si indica una condizione che comporta la progressiva compromissione delle funzioni cognitive (memoria, attenzione, linguaggio, capacità di orientamento…) in modo tale da pregiudicare il mantenimento di una vita autonoma. Queste malattie infatti comportano la perdita progressiva della capacità di costruire un ragionamento, di pianificare azioni, di programmare la vita della giornata, di comunicare con le persone usando un linguaggio appropriato, di disporre correttamente degli oggetti più banali, di saper riconoscere le funzioni di tutto ciò che è materiale e non. Non va sottovalutato però che l’anziano con demenza, nonostante le evidenti compromissioni, continui a possedere dei bisogni di base come sostenere la propria autostima ed autoefficacia, esprimere pensieri ed emozioni, bisogno di appartenenza, di autorealizzazione e senso dell’ordine, specialmente durante i primi stadi della malattia. Si rende necessario quindi lavorare sulle autonomie residue del paziente affetto da demenza, riattivando le abilità utili a permettergli di preservare o riacquistare l’autonomia, in modo che possa ancora esperire l’autoefficacia di provvedere a se stesso ed ai propri bisogni. Ciò deve essere costruito in base alle propensioni ed alla storia di ogni paziente, preservando la dignità e l’autostima della persona: per fare questo negli ultimi anni si stanno sperimentando diversi approcci non farmacologici, con ricadute positive non solo sulla persona fragile ma anche sui suoi cargivers.
Presso il centro vengono proposti, in base allo stadio della malattia, percorsi in linea con il metodo Crispiani o, in casi più avanzati, percorsi con il metodo Montessori.
In base al metodo Crispiani, vengono proposte attività motorie, allenamento di memoria ed attenzione e esercizi di potenziamento cognitivo. Scopo di queste pratiche di stimolazione è, in primis, quello di ridare ai soggetti anziani un maggior controllo sulla propria vita, aumentando l’autonomia e, di conseguenza, la soddisfazione personale, in secondo luogo, l’intervento è finalizzato al benessere complessivo della persona in modo da incrementarne il coinvolgimento in compiti orientati alla riattivazione delle competenze residue.
L’approccio alla cura degli anziani fragili tramite il metodo Montessori si inserisce invece nella varietà di modelli che puntano alla valorizzazione della persona affetta da demenza, adattando il contesto e la modalità relazionale e quindi l’ambiente fisico e quello delle relazioni interpersonali, alle caratteristiche dell’individuo. Il suo fine è quello di riuscire a far usare le capacità residue, migliorare con la pratica e consentire a una persona affetta da demenza di essere il più indipendente possibile, di impegnarsi in attività significative e avere ruoli sociali all’interno di una comunità connessa con il mondo più ampio.
Per quanto riguarda il percorso con il metodo Crispiani, può essere svolto singolarmente o in piccolo gruppo sia presso il centro che in altri contesti (case di riposo, centri ricreativi, ….).
Il percorso con il metodo Montessori, generalmente, avviene presso il domicilio della persona fragile o in contesti di cura.